Dall’introduzione del suffragio femminile nel 1971 e dall’adozione dell’articolo costituzionale sull’uguaglianza nel 1981, la Svizzera ha compiuto progressi nella parità tra donna e uomo, ma non l’ha ancora pienamente attuata, come mostrano sia le statistiche nazionali (v. allegato) sia le classifiche internazionali (WEF, OCSE). Possiamo e dobbiamo fare meglio. È una questione di giustizia nei confronti delle donne, ma anche di benessere sociale e di prosperità economica.

Per colmare le lacune in questo campo, il Consiglio federale ha deciso di inserire nel suo programma di legislatura 2019–2023 una strategia nazionale per la parità tra donne e uomini (Strategia Parità 2030), che pone l’accento sulla promozione dell’uguaglianza professionale, sul miglioramento della conciliabilità tra lavoro e famiglia e sulla lotta contro la discriminazione, il sessismo e la violenza. L’obiettivo è realizzare l’uguaglianza di diritto e di fatto tra donna e uomo sancita nell’articolo 8 capoverso 3 della Costituzione federale.

La Strategia Parità 2030 è conforme agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e in particolare all’obiettivo 5 «raggiungere l’uguaglianza di genere» e all’obiettivo 8.5 «far valere il diritto costituzionale a un salario uguale per un lavoro di uguale valore». Oltre a migliorare l’uguaglianza a livello nazionale, deve anche dare visibilità alla politica svizzera in materia di parità a livello internazionale. Inoltre, è parte integrante della Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030 elaborata sotto la guida del DATEC.

La Strategia Parità 2030 si inserisce altresì nell’attuazione degli strumenti internazionali ratificati dalla Svizzera come la Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW) e la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).

Infine, la Strategia Parità 2030 mira a rafforzare il dialogo con tutti i partner interessati alla questione dell’uguaglianza, in particolare i Cantoni e i Comuni, attraverso uno scambio regolare di buone pratiche e lo sviluppo di progetti comuni.